sabato 13 ottobre 2012

Disabilità: monta la protesta contro la stretta sulla legge 104

Monta la protesta contro la stretta prevista dal Governo sui permessi per l’assistenza ai familiari disabili.  La bozza che circola sulla stretta alla legge 104/92 e sui permessi di chi assiste familiari malati o con handicap sta suscitando preoccupazioni e tensioni, perché prevede che la retribuzione sia piena solo se il permesso viene fruito per patologie del dipendente o per l’assistenza a figli e coniuge. Se l’assistito è un altro familiare – il caso più diffuso è quello del genitore malato o disabile – lo stipendio della giornata verrà dimezzato e si manterrà intera solo la contribuzione figurativa. La protesta dei cittadini sta montando.
La norma riguarda solo i dipendenti pubblici e non i privati (fra costoro il ricorso ai permessi della 104 è molto inferiore).  

Si legge in una bozza parziale del ddl,“I permessi fruiti ai sensi dell’art. 33 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104 a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto dai dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del D.Lgs. 165/2001, ad esclusione di quelli richiesti per patologie del dipendente stesso o per l’assistenza ai figli o al coniuge, sono retribuiti al 50% ferma restando la contribuzione figurativa”. Lo stipendio verrebbe dunque dimezzato in caso di assistenza ad altri familiari, quali genitori o fratelli.

La norma finirebbe per colpire soprattutto i lavoratori che usufruiscono dei permessi per assistere i propri genitori. Il ddl interessa solo i dipendenti pubblici e non i lavoratori del settore privato e riduce la retribuzione al 50% per l’assistenza di familiari diversi da figli e coniugi o da chi fruisce in proprio dei permessi. 

Valutare quanto si risparmierebbe dal provvedimento inserito nel ddl stabilità è piuttosto difficile e comunque il risultato darebbe esiti modesti: “Una prima stima prudenziale, cioè che l’effetto prodotto sia il più favorevole possibile all’erario, assesta il risparmio annuo effettivo attorno a 100 milioni euro, quindi piuttosto modesto rispetto agli effetti che produce”.

C’è già chi fa notare che un provvedimento di questo genere sarebbe anche a rischio di costituzionalità, il riferimento è alla sentenza n. 19/2009 della Corte Costituzionale, che dichiara l’illegittimità di un decreto legislativo (art 42 comma 5 del decreto legislativo 26 marzo 2001 n. 151) “nella parte in cui non include nel novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo ivi previsto il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave”.

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