“Trovo alquanto singolare che una Associazione si preoccupi di
tutelare soltanto gli interessi economici dei propri associati senza
tener conto dei possibili vantaggi, in termini di salute, per i
consumatori dei loro prodotti. Ritengo che, in questi anni, i
produttori di bibite, rese appetibili con aggiunta, talvolta eccessiva,
di zuccheri o dolcificanti, avrebbero potuto e dovuto innovare e
riformulare i loro prodotti per contribuire al miglioramento
nutrizionale degli stessi, cosa che peraltro è già avvenuta con impegni
sottoscritti da altre Associazioni di produttori di alimenti”.
Così il
ministro Renato Balduzzi è intervenuto nella querelle sulle legge che ha innalzato al 20% la percentuale di frutta che devono contenere le bevande. Assobibe, infatti, ha auspicato che l’UE blocchi la norma.
Il Ministro spiega che “la disposizione in questione mira ad
introdurre misure in linea con l’azione della Commissione europea per la
promozione di più corretti stili di vita anche in ambito alimentare,
enunciata nel Libro bianco della Commissione Europea “Una strategia
europea sugli aspetti sanitari connessi all’alimentazione, al sovrappeso
e all’obesità” del 30 maggio 2007, e ribadita nella Risoluzione del
Parlamento europeo del 9 ottobre 2008 “Un impegno comune per la salute:
Approccio strategico dell’Unione europea per il periodo 2008-2013″, che
invita la Commissione a fare della malnutrizione, insieme all’obesità,
una priorità chiave nel campo della salute”.
Balduzzi spiega la ratio della norma che mira “ad interrompere il crescente aumento del numero dei bambini obesi
con percentuali che arrivano in qualche Regione anche oltre il 40%
della popolazione infantile”: la norma proposta introduce, infatti, una
misura concreta per la promozione di un’alimentazione più sana,
nell’ottica della diffusione nella popolazione di corretti stili
alimentari. Quindi si è proposto un aumento della percentuale di frutta
dal 12 al 20 per cento nelle bevande che, per denominazione di vendita,
sono percepite come prodotti in grado di fornire un contributo nutrizionale positivo in virtù della presenza di frutta.
A livello di normativa europea di riferimento si precisa che nulla
dispone riguardo alla percentuale di succo di frutta che deve essere
presente nelle bevande, per cui risponderemo all’Unione Europea che il
provvedimento mira a tutelare i bambini che sono consumatori di queste
bevande che apportano “calorie vuote” senza impedire la
libera circolazione di altri prodotti. Il consumatore, in definitiva,
con una corretta informazione ed etichettatura, avrà la possibilità di
scegliere tra bevande in cui la percentuale di frutta è minima o quelle
che contribuiscono all’apporto di nutrienti di qualità.
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